Il Turismo Sportivo fa il suo ingresso in maniera preponderante
di Pierluigi Vignola 07 novembre 2014
Sembra proprio che la Bit quest’anno ci abbia visto lungo. Almeno con la parte dedicata al Turismo sportivo, organizzata in collaborazione con Decathlon. Perché, come di consueto, al Wtm di Londra si è parlato, molto positivamente, dell’impatto del turismo sportivo durante gli eventi. A farlo Vincent David, marketing deputy director di Eurosport, all’introduzione di una tavola rotonda dedicata alla Coppa del Mondo di Rugby in programma in Inghilterra dal 4 settembre al 17 ottobre del prossimo anno.
“Il turismo sportivo conta ad oggi per circa il 10% del giro d’affari del travel mondiale, ovvero oltre 600 miliardi di dollari. Ed è in continua crescita – sottolinea David -. Con questa tipologia di turismo, medio-alto spendente, si vanno a colpire quattro grandi gruppi di potenziali viaggiatori; coloro che partecipano attivamente all’evento, atleti o amatori in caso di manifestazioni pubbliche (vedi i 50 mila della Maratona di New York), gli spettatori, i familiari di chi partecipa ma non solo, i nostalgici, che hanno seguito o vissuto nel passato eventi sportivi, e il turismo sportivo di lusso, un segmento che si sta affermando sempre di più”.
Certo è che però quando lo sport, e tutto ciò che gli ruota intorno, viene considerato unicamente secondo parametri economici o di conseguimento della vittoria ad ogni costo, si corre il rischio di ridurre in particolar modo gli atleti a mera mercanzia da cui trarre profitto. Gli stessi atleti entrano in un meccanismo che li travolge, perdono il vero senso della loro attività, quella gioia di giocare che li ha attratti da ragazzi e che li ha spinti a tanti veri sacrifici e a diventare campioni.
Lo sport è armonia, ma se prevale la ricerca smodata del denaro e del successo questa armonia si rompe. In modo particolare la Chiesa da sempre, ed anche Papa Francesco lo ha ribadito in più occasioni, ha un legame particolare con lo sport che è una bella realtà che si è consolidata nel tempo, perché la Comunità ecclesiale vede nello sport un valido strumento per la crescita integrale della persona umana. La pratica sportiva, infatti, stimola a un sano superamento di sé stessi e dei propri egoismi, allena allo spirito di sacrificio e, se ben impostato, favorisce la lealtà nei rapporti interpersonali, l’amicizia, il rispetto delle regole.
È importante che quanti si occupano di sport, e del cosiddetto turismo sportivo a vari livelli, promuovano quei valori umani e religiosi che stanno alla base di una società più giusta e solidale. Questo è possibile perché quello sportivo è un linguaggio universale, che supera confini, lingue, razze, religioni e ideologie; possiede la capacità di unire le persone, favorendo il dialogo e l’accoglienza. Questa è una risorsa molto preziosa! È tipico dell’attività sportiva unire e non dividere! Fare ponti e non muri.
Insomma, dopo l’enogastronomia e il classico Balneare o l’Art &Tourism, anche il Turismo Sportivo si avvia ad essere sempre più un drive importante del mondo travel, soprattutto alla vigilia di manifestazioni come, il Campionato del mondo di Rugby che, anche per la sua durata, è il terzo evento più frequentato internazionalmente dopo le Olimpiadi e i Campionati di calcio. Di tutto questo, e di molto altro, se ne parlerà in un incontro organizzato ad hoc, lo Sports Events European Summit, che si terrà a Limerick, in Irlanda, e pertanto si dovrà, anche sull’esempio dei cinque anelli intrecciati, simbolo e bandiera dei Giochi Olimpici, che stanno proprio a rappresentare lo spirito di fratellanza, far si che anche per il Turismo Sportivo ci sia alla base quell’etica che permette la crescita di tutti i popoli.