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Le porte del tempo. Viaggi di andata e ritorno

di Anna Luana Tallarita 19 ottobre 2014


La linea obliqua segna il rifiuto di alcuni valori sociali e ambientali non condivisi in Charters de Almeida, vissuti nel corso degli anni cinquanta
.



Si denota la costante ricerca di un proprio spazio, all’interno di una rottura con la società, concepita come chiusa. Accanto alla ripresa di antiche forme per distruggerle, negarlo, all’interno di una costante posizione critica al presente. Si direziona verso il progetto la collettività e la città. Gli oggetti divengono cosi quei luoghi, simboli, nomi che definiscono. Circostanza che codificano il rapporto dell’uomo con il mondo.

Attraverso la costruzione della forma la nostra conoscenza del mondo si riferisce al sistema geometrico. L’astrazione e la figurazione sono performative. Il simbolo e oggetto e logo. Identificatore di situazioni, concetti che amplificano e codificano le circostanze mutevoli del rapporto dell’uomo col mondo. Così si viene a presentare una vasta attività rappresentativa, variegata. Attraverso finestre sulla natura e porte sulla città.

Charters de Almeida critica i valori collettivi della città e lo fa cercando di rappresentare il rapporto tra l’individuo e la società. All’interno di un percorso di contrapposizione astratto figurativa, tra l’individuo e la società. La contestazione organizzazione collettiva si affianca alla contestazione ribellione dell’individuo. Il percorso prediletto, parte dal singolo per arrivare alla società. L’individuo ha in se il senso di libertà le capacita’ e la conoscenza del trascendente. La società di contro all’interno di un processo di inquadramento impone dei limiti, e spinge alla ribellione.

Questo stato delle cose si riflette entro un ordine individuale opposto all’ordine collettivo. La citta immaginaria, dunque diviene critica alla città reale. Entro un indagine compiuta su quest’ultima, a partire dalla colonne, i pilastri, le travi le rampe i muri. La visualizzazione delle aperture, del paesaggio, dei piani, volumi e spazi. Tra le ombre, la luce e il tempo. Si stabiliscono cosi chiaramente delle nuove relazioni di potere, osservando lo spazio urbano e umano da questa nuova prospettiva. Scaturita dal confronto e dalla ricomposizione di questi elementi, da cui nascono i nuovi corpi. Singoli e multipli.

La città divenne dunque il luogo dell’osservazione e successivamente il luogo della sperimentazione. La città immaginaria nata dalle sue ceneri, ne soppianta in parte la forma com elementi esistenziali. Sezioni temporali e spaziali della coscienza, ecco cosa divengono le città. Un filo sottile lega la città alla vita e alla morte. Divenuta città d’immaginazione attraverso la caduta segna il passo della liberazione, e dell’ascesa. Questa attraverso i suoi tanti segni, altari, rende vita al genio visibile di un luogo, un paesaggio senza tempo.

D.João Charters de Almeida e Silva CGD (Lisboa, São Sebastião da Pedreira, 22 de Julho de 1935) artista plástico portuguese. Dal punto di vista stilistico ha sviluppato un linguaggio plastico di diluita figurazione e tendenza espressionista. Informale e drammatica. Le sue opere prefigurano un modello astratto neo figurativo, di grande rigore geometrico. Presente anche un isomorfismo nei suoi primi lavori.

Le sue grandi opere le Città Immaginarie sono interventi di opere plastiche che raggiungono i quaranta metri di altezza. Presenti in molti luoghi d’Europa e Internazionali. Tutte sculture che dialogano com il paesaggio, come le opere a Lisbona Ribera das Naus, e nella rotunda de Telheiras, le “Portas do Entendimento" di Macau e il congiunto scultoreo installato in Belgio nelle Ardenne.


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