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Fra gli uomini boia la Santità

Ne è passata acqua sotto i ponti da quando Platone inventò il dialogo per analizzare il pensiero,talvolta per narrare una vita, una conclusione che la rappresentava e riassumeva come nell’Apologia di Socrate.
di Carmelo Fucarino20 dicembre 2023


Poi seguirono le Vite parallele e le biografie a memoria esemplare dei Romani che furono modello dei moderni. Noi abbiamo avuto un’altra tipologia di biografia con le Ultime lettere di Jacopo Ortis. Complessa e lunga pertanto la storia di queste varianti che si sono prefissate di ricostruire e tramandare vite illustri e speciali per l’apporto che avrebbero dato al futuro della società.

Oggi, a Palermo è esplosa la nuova forma letteraria dell’intervista biografica. È la vita nel suo sviluppo di atti e pensieri attraverso un dialogo tra due figure, chi interroga e scava e chi espone le sue esperienze. Così l’intervista all’ex sindaco Leoluca Orlando da parte della giornalista Costanze Reuscher (Enigma Palermo, la politica, la paura, il futuro, storia di una città e del suo sindaco,Rizzoli, Milano, settembre 2023), preceduta di pochi mesi da quella di Sara Favarò ad Anna
Cuticchio (Anna Cuticchio/Sara Favarò, L’opera di Dio, Dal Teatro dell’Opera dei Pupi alla vita consacrata in Africa, euro edizioni, Palermo aprile 2023). Due esperienze di vita completamente diverse, che comunque hanno dato un apporto significativo, l’uno al mutamente epocale della sua città, l’altra alla salvezza materiale di tante persone abbandonate dalla civiltà, dalle cosiddette democrazie occidentali, ma soprattutto al mutamento sostanziale delle finalità di questa sua vita terrena.

Ed è una biografia eccezionale per il paradosso eccezionale della sua esistenza. Credo, anzi sono certo che a Palermo nessuno sconosce di persona o non ha sentito parlare della famiglia Cuticchio. Palermo è anche la famiglia Cuticchio, che ne fa parte integrante.

Il mio primo approccio a Palermo fu l’incontro e l’amicizia con Felice Cammarata, compagno di insegnamento, ma anche scambio reciproco di esperienze e cultura. Fu lui che mi fece conoscere l’opera dei Pupi e ad approfondirne le tematiche e le scuole, attraverso la loro storia prima dei Cuticchio e le differenze con la scuola catanese. Così Pupi e carretti i mass-media della Sicilia liberty, Ila Palma, Pupi e mafia, L'eroe Carolingio nella Demopsicologia Siciliana, Ila Palma, 1969
Brevissima storia dei paladini. Pupi e fumetti. Saggio introduttivo di Giovanni Denaro, Tipi della T.e.a. Mazzone, 1972, Brevissima storia dei paladini, Ila Palma, 1984”, o l’imponente storia dei paladini di Giusto Lo Dico, in 13 volumi, Storia dei Paladini, Brevissima 1972.

Ora l’intervista di Sara ad Anna mi apre scenari impensabili, insospettabili, sconfinati. Ero fermo nel nome alla famiglia, alla unica e popolarissima azione di pratica teatrale, così connaturata alla vita teatrale e culturale della Sicilia che dire Pupi e dire Sicilia erano la stessa cosa. Avevo conosciuto per caso un altro puparo di Marineo, Onofrio Sanicola (nato a Marineo nel 1942 e morto a 78 anni nel 2021) che si era assunto l’opera di esportare la sua arte come espressione essenziale della nostra cultura e di fondare un Teatro di Pupi addirittura a Milano e con grande successo oltre che a Roma, Monreale, per finire proprio nella sua città natale. Qui aveva proseguito la sua opera iniziata con gli scenari e il mestiere di ‘oprante’ di Nino Cacioppo, partecipazione alla Bit di Milano
del febbraio 2001, e la rassegna di Barletta dello stesso anno (convegno del gennaio 1999, “Pupi e pupari” con la partecipazione dello studioso Felice Cammarata).
Ma con lo studioso supremo del tema per Felice, l’opera nostra contemporanea era quella di Totò.

Così era stata la mia cognizione ed esperienza attraverso la ricerca e la passione sconfinata di Felice. Il colloquio di Sara con Anna e la presentazione del libro a Villa Bordonaro alla sua presenza mi hanno aperto orizzonti e scenari sconfinati e per me nuovi. Il volume che raccoglie queste confessioni si espande per ben 248 pagine e si conclude alla sua veneranda età con “Una nuova odissea” e la sintesi della sua vita, «Una grande donna, una grande mamma, una grande pupara, una grande artista, una grande suora! Una meravigliosa amica! Per ieri, per oggi e per sempre. Anima di luce! Soffio d’Amore! Dono di Dio!». E la sintesi già nel titolo e ad avvio, «Tra pupi ed Angeli» e a dar voce all’angioletto a turno erano le sorelle. Poi quel pianino che suonava.

«Il teatrino non era solo la casa dei pupi, ma per molti e molti anni era stata anche la nostra. Come si dice in siciliano esso era “casa e putia”» (p.12). Basta questo incipit per chiarire i termini del problema, la spiegazione di tutta una vita. Per di più la precisazione sul ruolo: «Mi occupavo di pulire i pavimenti e il palcoscenico, ma quello che amavo di più era lucidare le armature dei pupi… A volte, suonavo anche il pianino a cilindro che si trovava ai piedi del palco». Spesso invece vendeva noccioline, frutta secca e la calia, i ceci abbrustoliti. Poi il fatto eclatante la bellezza dei quindici anni, la richiesta al padre e il rapimento, quella fuitina non voluta che tanta fama diede a Stefania Sandrelli e a Lando Buzzanca con il film di Piero Germi del 1964 Sedotta e abbandonata che diede l’input alla celebre trilogia. La denunzia e tre mesi dopo il matrimonio riparatore. Erano gli anni del ben noto rapimento di Franca Viola. E fu, come dice il vecchio proverbio, «tanto le donne si abituano».

Così diciassette anni di vita in Piemonte, furono tanti fino al ritorno a Palermo con la figlia Vanna per cominciare daccapo la nuova vita. Con il fratello Giacomo nel 1979 diviene la “famosa” pupara,“la prima donna pupara del mondo”. Problema non indifferente manovrare i “pezzi da novanta”, da cui il termine mafioso. Nel 1980 con il figlio Giacomo fonda il suo teatro dei pupi e diviene l’eccelsa Bradamante, che diede nome al teatro e dove andarono a vivere per ristrettezze finanziarie,
con quell’’odore del pubblico che lo aveva riscaldato” e i due cani. Poi il tradimento, quasi un sacrilegio, dei paladini di Francia con la saga di I tre Moschettieri e di tanti altri ammodernamenti a Palerm, di qualcuno sono stato presente, e in giro per il mondo, da Parigi a Losanna e in Spagna, fino a Chicago e a Los Angeles alle Olimpiadi del 1984. E nonostante tutto la dolorosa chiusura del settembre 1995, in seguito agli oneri imposti della circ. min. del 1987.

Poi la svolta esistenziale con la rappresentazione della vita di Santa Marina di Bitinia, proposta dal parroco di Polistena in Calabria di cui era padrona. Trascuro i particolari per lasciarvi la curiosità su un rivolgimento così singolare e dico con lei: distrutta dalle fatiche e dalle prove «in più mi sentivo strana dentro… la notte non dormivo bene. Santa Marina era entrata nel mio cervello. Non mi lasciava mai in pace». Sfumava il suo rapporto con il suo “compagno sentimentale” di quindici anni con l’alibi del matrimonio, fino al disagio interiore e la confessione con un prete esorcista. Fra le lacrime «mi liberavo da un macigno interiore». Dopo tante notti insonni e tanta angoscia l’annullamento della Sacra Rota e la nuova vita: «l’incontro con Cristo è stato decisivo per riappacificarmi con il mio passato e per lenire le ferite segrete dell’anima… L’amore di Gesù era entrato in tutto il mio essere, in tutti i miei pori».

Così nel giorno dell’Immacolata in una cerimonia intima con il suo padre spirituale indossò il saio penitenziale, cucito da sua madre come quello di Santa Marina (p.75). Da qui ad oggi la pagina bianca che fu tutta da scrivere e che volle saltare le penitenze di chiese e conventi nostrani per l’avventura degli abbandonati del mondo, nell’Africa profonda e quel primo volo verso l’ignoto, il pulmino dalla dalla, una vita inimmaginabile, fra ospedali tali di nome, mancanza di acqua e di luce, e i bambini protagonisti di mama Anna ad intendersi con cenni ed “insegnare senza parlare”, con le donne in vendita e i bimbi abbandonati. E le tappe, la missione di Nyololo e la savana,l’elevazione a ministro straordinario, la didattica e la pratica con l’insegnamento del cucito e il problema dei ferri e il falegname nella permanente invasione dei topi, i panya, ma anche il flagello dei mangiapane e ancor più rovinosi dei serpenti per le galline le scimmie e le funze, le pulci penetranti. E la costruzione di bambinelli e gli spettacoli di beneficenza, la strana vincita al lotto, fino al taglio con metà della sua vita, la vendita dei suoi pupi per salvare i suoi bambini, gli ultimissimi del mondo, disprezzati ed ostacolati e respinti dal neo-razzismo ossessivo ed imperante. E le varie tappe, Iluna, Mtandika 1 e 2, Nyabula tra pennelli e container, sempre a ricostruire la vita e a trovare ed inventare in luoghi in cui manca tutto, lungo la Tanzania. Assegnata da secoli alla Gran Bretagna e depredata, vittima ancora di elezioni truffa, di scontri militari.

Sembra un romanzo, eppure è la vita di una donna che ha lasciato l’amore terreno, la città con i suoi pregi e le glorie del palco e del pubblico, scopo della nuova vita evangelizzare. Fra fulgori di razzi e macerie fumanti, fra corpi sanguinanti o agonizzanti, colpa e vendetta oltre al dente per dente, sì, perché al dente si rispondeva con un altro dente, non con tutti i 32 o come avviene nei campi desolati e depredati della Palestina con la risposta della vita di tutta la famiglia, con armi di uccisione senza rischi degli assassini, con il taglio della luce e la negazione dell’acqua con i gas vietati dalla prima guerra mondiali insufflati nelle gallerie sotterranee. Se questo è uomo.

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Disponibile anche in versione bidirezionale per supportare meeting con video, audio e traduzione in tempo reale fra persone in paesi diversi che non parlano la stessa lingua.

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Un gioiello dell'ospitalità tunisina

Splendide piante tropicali e grandi prati all'inglese, la bianca sabbia di Korba e un mare cristallino fanno di questo hotel uno dei luoghi più apprezzati in cui trascorrere le vacanze in Tunisia.


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 Shuttle fra vs. hotel e aeroporti di Lisbona, Oporto e Faro. Servizi TUC-TUC per la visita della città e servizi turistici a richesta.





Fra gli uomini boia la Santità

Ne è passata acqua sotto i ponti da quando Platone inventò il dialogo per analizzare il pensiero,talvolta per narrare una vita, una conclusione che la rappresentava e riassumeva come nell’Apologia di Socrate.
di Carmelo Fucarino20 dicembre 2023


Poi seguirono le Vite parallele e le biografie a memoria esemplare dei Romani che furono modello dei moderni. Noi abbiamo avuto un’altra tipologia di biografia con le Ultime lettere di Jacopo Ortis. Complessa e lunga pertanto la storia di queste varianti che si sono prefissate di ricostruire e tramandare vite illustri e speciali per l’apporto che avrebbero dato al futuro della società.

Oggi, a Palermo è esplosa la nuova forma letteraria dell’intervista biografica. È la vita nel suo sviluppo di atti e pensieri attraverso un dialogo tra due figure, chi interroga e scava e chi espone le sue esperienze. Così l’intervista all’ex sindaco Leoluca Orlando da parte della giornalista Costanze Reuscher (Enigma Palermo, la politica, la paura, il futuro, storia di una città e del suo sindaco,Rizzoli, Milano, settembre 2023), preceduta di pochi mesi da quella di Sara Favarò ad Anna
Cuticchio (Anna Cuticchio/Sara Favarò, L’opera di Dio, Dal Teatro dell’Opera dei Pupi alla vita consacrata in Africa, euro edizioni, Palermo aprile 2023). Due esperienze di vita completamente diverse, che comunque hanno dato un apporto significativo, l’uno al mutamente epocale della sua città, l’altra alla salvezza materiale di tante persone abbandonate dalla civiltà, dalle cosiddette democrazie occidentali, ma soprattutto al mutamento sostanziale delle finalità di questa sua vita terrena.

Ed è una biografia eccezionale per il paradosso eccezionale della sua esistenza. Credo, anzi sono certo che a Palermo nessuno sconosce di persona o non ha sentito parlare della famiglia Cuticchio. Palermo è anche la famiglia Cuticchio, che ne fa parte integrante.

Il mio primo approccio a Palermo fu l’incontro e l’amicizia con Felice Cammarata, compagno di insegnamento, ma anche scambio reciproco di esperienze e cultura. Fu lui che mi fece conoscere l’opera dei Pupi e ad approfondirne le tematiche e le scuole, attraverso la loro storia prima dei Cuticchio e le differenze con la scuola catanese. Così Pupi e carretti i mass-media della Sicilia liberty, Ila Palma, Pupi e mafia, L'eroe Carolingio nella Demopsicologia Siciliana, Ila Palma, 1969
Brevissima storia dei paladini. Pupi e fumetti. Saggio introduttivo di Giovanni Denaro, Tipi della T.e.a. Mazzone, 1972, Brevissima storia dei paladini, Ila Palma, 1984”, o l’imponente storia dei paladini di Giusto Lo Dico, in 13 volumi, Storia dei Paladini, Brevissima 1972.

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del febbraio 2001, e la rassegna di Barletta dello stesso anno (convegno del gennaio 1999, “Pupi e pupari” con la partecipazione dello studioso Felice Cammarata).
Ma con lo studioso supremo del tema per Felice, l’opera nostra contemporanea era quella di Totò.

Così era stata la mia cognizione ed esperienza attraverso la ricerca e la passione sconfinata di Felice. Il colloquio di Sara con Anna e la presentazione del libro a Villa Bordonaro alla sua presenza mi hanno aperto orizzonti e scenari sconfinati e per me nuovi. Il volume che raccoglie queste confessioni si espande per ben 248 pagine e si conclude alla sua veneranda età con “Una nuova odissea” e la sintesi della sua vita, «Una grande donna, una grande mamma, una grande pupara, una grande artista, una grande suora! Una meravigliosa amica! Per ieri, per oggi e per sempre. Anima di luce! Soffio d’Amore! Dono di Dio!». E la sintesi già nel titolo e ad avvio, «Tra pupi ed Angeli» e a dar voce all’angioletto a turno erano le sorelle. Poi quel pianino che suonava.

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Così diciassette anni di vita in Piemonte, furono tanti fino al ritorno a Palermo con la figlia Vanna per cominciare daccapo la nuova vita. Con il fratello Giacomo nel 1979 diviene la “famosa” pupara,“la prima donna pupara del mondo”. Problema non indifferente manovrare i “pezzi da novanta”, da cui il termine mafioso. Nel 1980 con il figlio Giacomo fonda il suo teatro dei pupi e diviene l’eccelsa Bradamante, che diede nome al teatro e dove andarono a vivere per ristrettezze finanziarie,
con quell’’odore del pubblico che lo aveva riscaldato” e i due cani. Poi il tradimento, quasi un sacrilegio, dei paladini di Francia con la saga di I tre Moschettieri e di tanti altri ammodernamenti a Palerm, di qualcuno sono stato presente, e in giro per il mondo, da Parigi a Losanna e in Spagna, fino a Chicago e a Los Angeles alle Olimpiadi del 1984. E nonostante tutto la dolorosa chiusura del settembre 1995, in seguito agli oneri imposti della circ. min. del 1987.

Poi la svolta esistenziale con la rappresentazione della vita di Santa Marina di Bitinia, proposta dal parroco di Polistena in Calabria di cui era padrona. Trascuro i particolari per lasciarvi la curiosità su un rivolgimento così singolare e dico con lei: distrutta dalle fatiche e dalle prove «in più mi sentivo strana dentro… la notte non dormivo bene. Santa Marina era entrata nel mio cervello. Non mi lasciava mai in pace». Sfumava il suo rapporto con il suo “compagno sentimentale” di quindici anni con l’alibi del matrimonio, fino al disagio interiore e la confessione con un prete esorcista. Fra le lacrime «mi liberavo da un macigno interiore». Dopo tante notti insonni e tanta angoscia l’annullamento della Sacra Rota e la nuova vita: «l’incontro con Cristo è stato decisivo per riappacificarmi con il mio passato e per lenire le ferite segrete dell’anima… L’amore di Gesù era entrato in tutto il mio essere, in tutti i miei pori».

Così nel giorno dell’Immacolata in una cerimonia intima con il suo padre spirituale indossò il saio penitenziale, cucito da sua madre come quello di Santa Marina (p.75). Da qui ad oggi la pagina bianca che fu tutta da scrivere e che volle saltare le penitenze di chiese e conventi nostrani per l’avventura degli abbandonati del mondo, nell’Africa profonda e quel primo volo verso l’ignoto, il pulmino dalla dalla, una vita inimmaginabile, fra ospedali tali di nome, mancanza di acqua e di luce, e i bambini protagonisti di mama Anna ad intendersi con cenni ed “insegnare senza parlare”, con le donne in vendita e i bimbi abbandonati. E le tappe, la missione di Nyololo e la savana,l’elevazione a ministro straordinario, la didattica e la pratica con l’insegnamento del cucito e il problema dei ferri e il falegname nella permanente invasione dei topi, i panya, ma anche il flagello dei mangiapane e ancor più rovinosi dei serpenti per le galline le scimmie e le funze, le pulci penetranti. E la costruzione di bambinelli e gli spettacoli di beneficenza, la strana vincita al lotto, fino al taglio con metà della sua vita, la vendita dei suoi pupi per salvare i suoi bambini, gli ultimissimi del mondo, disprezzati ed ostacolati e respinti dal neo-razzismo ossessivo ed imperante. E le varie tappe, Iluna, Mtandika 1 e 2, Nyabula tra pennelli e container, sempre a ricostruire la vita e a trovare ed inventare in luoghi in cui manca tutto, lungo la Tanzania. Assegnata da secoli alla Gran Bretagna e depredata, vittima ancora di elezioni truffa, di scontri militari.

Sembra un romanzo, eppure è la vita di una donna che ha lasciato l’amore terreno, la città con i suoi pregi e le glorie del palco e del pubblico, scopo della nuova vita evangelizzare. Fra fulgori di razzi e macerie fumanti, fra corpi sanguinanti o agonizzanti, colpa e vendetta oltre al dente per dente, sì, perché al dente si rispondeva con un altro dente, non con tutti i 32 o come avviene nei campi desolati e depredati della Palestina con la risposta della vita di tutta la famiglia, con armi di uccisione senza rischi degli assassini, con il taglio della luce e la negazione dell’acqua con i gas vietati dalla prima guerra mondiali insufflati nelle gallerie sotterranee. Se questo è uomo.

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Ne è passata acqua sotto i ponti da quando Platone inventò il dialogo per analizzare il pensiero,talvolta per narrare una vita, una conclusione che la rappresentava e riassumeva come nell’Apologia di Socrate.
di Carmelo Fucarino20 dicembre 2023


Poi seguirono le Vite parallele e le biografie a memoria esemplare dei Romani che furono modello dei moderni. Noi abbiamo avuto un’altra tipologia di biografia con le Ultime lettere di Jacopo Ortis. Complessa e lunga pertanto la storia di queste varianti che si sono prefissate di ricostruire e tramandare vite illustri e speciali per l’apporto che avrebbero dato al futuro della società.

Oggi, a Palermo è esplosa la nuova forma letteraria dell’intervista biografica. È la vita nel suo sviluppo di atti e pensieri attraverso un dialogo tra due figure, chi interroga e scava e chi espone le sue esperienze. Così l’intervista all’ex sindaco Leoluca Orlando da parte della giornalista Costanze Reuscher (Enigma Palermo, la politica, la paura, il futuro, storia di una città e del suo sindaco,Rizzoli, Milano, settembre 2023), preceduta di pochi mesi da quella di Sara Favarò ad Anna
Cuticchio (Anna Cuticchio/Sara Favarò, L’opera di Dio, Dal Teatro dell’Opera dei Pupi alla vita consacrata in Africa, euro edizioni, Palermo aprile 2023). Due esperienze di vita completamente diverse, che comunque hanno dato un apporto significativo, l’uno al mutamente epocale della sua città, l’altra alla salvezza materiale di tante persone abbandonate dalla civiltà, dalle cosiddette democrazie occidentali, ma soprattutto al mutamento sostanziale delle finalità di questa sua vita terrena.

Ed è una biografia eccezionale per il paradosso eccezionale della sua esistenza. Credo, anzi sono certo che a Palermo nessuno sconosce di persona o non ha sentito parlare della famiglia Cuticchio. Palermo è anche la famiglia Cuticchio, che ne fa parte integrante.

Il mio primo approccio a Palermo fu l’incontro e l’amicizia con Felice Cammarata, compagno di insegnamento, ma anche scambio reciproco di esperienze e cultura. Fu lui che mi fece conoscere l’opera dei Pupi e ad approfondirne le tematiche e le scuole, attraverso la loro storia prima dei Cuticchio e le differenze con la scuola catanese. Così Pupi e carretti i mass-media della Sicilia liberty, Ila Palma, Pupi e mafia, L'eroe Carolingio nella Demopsicologia Siciliana, Ila Palma, 1969
Brevissima storia dei paladini. Pupi e fumetti. Saggio introduttivo di Giovanni Denaro, Tipi della T.e.a. Mazzone, 1972, Brevissima storia dei paladini, Ila Palma, 1984”, o l’imponente storia dei paladini di Giusto Lo Dico, in 13 volumi, Storia dei Paladini, Brevissima 1972.

Ora l’intervista di Sara ad Anna mi apre scenari impensabili, insospettabili, sconfinati. Ero fermo nel nome alla famiglia, alla unica e popolarissima azione di pratica teatrale, così connaturata alla vita teatrale e culturale della Sicilia che dire Pupi e dire Sicilia erano la stessa cosa. Avevo conosciuto per caso un altro puparo di Marineo, Onofrio Sanicola (nato a Marineo nel 1942 e morto a 78 anni nel 2021) che si era assunto l’opera di esportare la sua arte come espressione essenziale della nostra cultura e di fondare un Teatro di Pupi addirittura a Milano e con grande successo oltre che a Roma, Monreale, per finire proprio nella sua città natale. Qui aveva proseguito la sua opera iniziata con gli scenari e il mestiere di ‘oprante’ di Nino Cacioppo, partecipazione alla Bit di Milano
del febbraio 2001, e la rassegna di Barletta dello stesso anno (convegno del gennaio 1999, “Pupi e pupari” con la partecipazione dello studioso Felice Cammarata).
Ma con lo studioso supremo del tema per Felice, l’opera nostra contemporanea era quella di Totò.

Così era stata la mia cognizione ed esperienza attraverso la ricerca e la passione sconfinata di Felice. Il colloquio di Sara con Anna e la presentazione del libro a Villa Bordonaro alla sua presenza mi hanno aperto orizzonti e scenari sconfinati e per me nuovi. Il volume che raccoglie queste confessioni si espande per ben 248 pagine e si conclude alla sua veneranda età con “Una nuova odissea” e la sintesi della sua vita, «Una grande donna, una grande mamma, una grande pupara, una grande artista, una grande suora! Una meravigliosa amica! Per ieri, per oggi e per sempre. Anima di luce! Soffio d’Amore! Dono di Dio!». E la sintesi già nel titolo e ad avvio, «Tra pupi ed Angeli» e a dar voce all’angioletto a turno erano le sorelle. Poi quel pianino che suonava.

«Il teatrino non era solo la casa dei pupi, ma per molti e molti anni era stata anche la nostra. Come si dice in siciliano esso era “casa e putia”» (p.12). Basta questo incipit per chiarire i termini del problema, la spiegazione di tutta una vita. Per di più la precisazione sul ruolo: «Mi occupavo di pulire i pavimenti e il palcoscenico, ma quello che amavo di più era lucidare le armature dei pupi… A volte, suonavo anche il pianino a cilindro che si trovava ai piedi del palco». Spesso invece vendeva noccioline, frutta secca e la calia, i ceci abbrustoliti. Poi il fatto eclatante la bellezza dei quindici anni, la richiesta al padre e il rapimento, quella fuitina non voluta che tanta fama diede a Stefania Sandrelli e a Lando Buzzanca con il film di Piero Germi del 1964 Sedotta e abbandonata che diede l’input alla celebre trilogia. La denunzia e tre mesi dopo il matrimonio riparatore. Erano gli anni del ben noto rapimento di Franca Viola. E fu, come dice il vecchio proverbio, «tanto le donne si abituano».

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con quell’’odore del pubblico che lo aveva riscaldato” e i due cani. Poi il tradimento, quasi un sacrilegio, dei paladini di Francia con la saga di I tre Moschettieri e di tanti altri ammodernamenti a Palerm, di qualcuno sono stato presente, e in giro per il mondo, da Parigi a Losanna e in Spagna, fino a Chicago e a Los Angeles alle Olimpiadi del 1984. E nonostante tutto la dolorosa chiusura del settembre 1995, in seguito agli oneri imposti della circ. min. del 1987.

Poi la svolta esistenziale con la rappresentazione della vita di Santa Marina di Bitinia, proposta dal parroco di Polistena in Calabria di cui era padrona. Trascuro i particolari per lasciarvi la curiosità su un rivolgimento così singolare e dico con lei: distrutta dalle fatiche e dalle prove «in più mi sentivo strana dentro… la notte non dormivo bene. Santa Marina era entrata nel mio cervello. Non mi lasciava mai in pace». Sfumava il suo rapporto con il suo “compagno sentimentale” di quindici anni con l’alibi del matrimonio, fino al disagio interiore e la confessione con un prete esorcista. Fra le lacrime «mi liberavo da un macigno interiore». Dopo tante notti insonni e tanta angoscia l’annullamento della Sacra Rota e la nuova vita: «l’incontro con Cristo è stato decisivo per riappacificarmi con il mio passato e per lenire le ferite segrete dell’anima… L’amore di Gesù era entrato in tutto il mio essere, in tutti i miei pori».

Così nel giorno dell’Immacolata in una cerimonia intima con il suo padre spirituale indossò il saio penitenziale, cucito da sua madre come quello di Santa Marina (p.75). Da qui ad oggi la pagina bianca che fu tutta da scrivere e che volle saltare le penitenze di chiese e conventi nostrani per l’avventura degli abbandonati del mondo, nell’Africa profonda e quel primo volo verso l’ignoto, il pulmino dalla dalla, una vita inimmaginabile, fra ospedali tali di nome, mancanza di acqua e di luce, e i bambini protagonisti di mama Anna ad intendersi con cenni ed “insegnare senza parlare”, con le donne in vendita e i bimbi abbandonati. E le tappe, la missione di Nyololo e la savana,l’elevazione a ministro straordinario, la didattica e la pratica con l’insegnamento del cucito e il problema dei ferri e il falegname nella permanente invasione dei topi, i panya, ma anche il flagello dei mangiapane e ancor più rovinosi dei serpenti per le galline le scimmie e le funze, le pulci penetranti. E la costruzione di bambinelli e gli spettacoli di beneficenza, la strana vincita al lotto, fino al taglio con metà della sua vita, la vendita dei suoi pupi per salvare i suoi bambini, gli ultimissimi del mondo, disprezzati ed ostacolati e respinti dal neo-razzismo ossessivo ed imperante. E le varie tappe, Iluna, Mtandika 1 e 2, Nyabula tra pennelli e container, sempre a ricostruire la vita e a trovare ed inventare in luoghi in cui manca tutto, lungo la Tanzania. Assegnata da secoli alla Gran Bretagna e depredata, vittima ancora di elezioni truffa, di scontri militari.

Sembra un romanzo, eppure è la vita di una donna che ha lasciato l’amore terreno, la città con i suoi pregi e le glorie del palco e del pubblico, scopo della nuova vita evangelizzare. Fra fulgori di razzi e macerie fumanti, fra corpi sanguinanti o agonizzanti, colpa e vendetta oltre al dente per dente, sì, perché al dente si rispondeva con un altro dente, non con tutti i 32 o come avviene nei campi desolati e depredati della Palestina con la risposta della vita di tutta la famiglia, con armi di uccisione senza rischi degli assassini, con il taglio della luce e la negazione dell’acqua con i gas vietati dalla prima guerra mondiali insufflati nelle gallerie sotterranee. Se questo è uomo.

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