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Buon Compleanno Federico II” di Svezia, Imperatore Re di Sicilia e di Gerusalemme, Re dei Normannidi Maria Stella Pucci di Binisichi - 18 settembre 2019Ci sono grandi nomi nella storia, personaggi che le sabbie del tempo non hanno mai sommerso e, che ancora oggi sembrano quasi vivi e tangibili come Federico II Ma chi era costui? Tante le leggende e i miti che lo precedono, tante le illazioni e le speculazioni sull’Imperatore e le sue credenze. Addentriamoci un pò nella sua personalità, che si forma come in ogni bambino anche per i fatti di vita, percorriamo le tappe della sua straordinaria vita, per conoscerlo meglio e comprendere come ancora oggi non solo in Puglia, ma nel mondo, questo sovrano sia amato e ricordato, meta di visite turistiche e di rievocazioni. Dunque, Federico II di Svevia, Imperatore Re di Sicilia e di Gerusalemme, Re dei Normanni, nacque il 26 dicembre 1194, due giorni dopo che il padre, l'imperatore Enrico VI di Svevia, era stato incoronato a Palermo re di Sicilia, a Jesi, dove la madre, la quarantenne imperatrice Costanza, figlia di Ruggero II di Sicilia, si era fermata per seguire il marito. Il fanciullo Federico riuniva in sé l'eredità di due dinastie che solo nel sec. XI erano salite al vertice della nobiltà europea: gli Svevi, e il casato normanno degli Altavilla, che nel 1130 avevano fondato in Italia meridionale la più giovane monarchia del continente. Grazie ai nonni, l'imperatore Federico I Barbarossa e il re di Sicilia Ruggero II, Federico poteva vantare legami di parentela con famiglie principesche e nobili di tutta Europa. Una favola medievale pareva il suo destino. Ma Enrico VI nel settembre 1197 morì dopo aver sedato una rivolta a Messina, e, il sistema della successione che era riuscito a costruire, non riuscì comunque a scongiurare lo scoppio delle tensioni prodotte dalla sua politica condotta su più fronti. Con il consenso del Papa Innocenzo III, Costanza il 17 maggio 1198 fece incoronare il figlio re di Sicilia. il suo obiettivo politico era unicamente quello della successione in Sicilia. Nelle trattative con Innocenzo III accettò tutte le condizioni imposte in materia di politica ecclesiastica. I documenti erano già stati redatti, ma non ancora consegnati, quando il 27 novembre 1198 Costanza morì. Nonostante il succedersi dei reggenti, Federico ricevette a Palermo un'educazione cavalleresca, che gli trasmise i molteplici stimoli che si agitavano nell'ambiente culturale aperto e cosmopolita della metropoli siciliana, anche se egli (al contrario di quanto afferma una tradizione più tarda) non si poteva muovere liberamente nella città. In momenti critici, il giovane Re mostrò uno spiccato senso del proprio rango e una suscettibile consapevolezza della propria dignità di sovrano. La viva intelligenza, le doti cavalleresche, ma anche l'asprezza del giudizio e la determinazione irremovibile colpirono gli osservatori già in questi primi anni. All'arte, alla letteratura e alla scienza Federico si dedicò con un'intensità e un'apertura mentale che generarono insieme stupore e fascino, anche se la coesistenza, non insolita in quell'età, di proposizioni razionali e di teorie occulte diede luogo già durante la vita di Federico a malintesi e anche a deliberati travisamenti. Federico possedeva il dono di scoprire talenti, di conquistare con i suoi quesiti l'interesse di filosofi, matematici e scienziati e di trasformare la sua sempre intatta sete di sapere, insieme con la sua erudizione che non cessava di stupire, in forza d'attrazione intellettuale. Michele Scoto, reclutato con l'incarico di astrologo di corte, o il traduttore Teodoro di Antiochia furono ospitati alla corte imperiale per parecchi anni e non si limitarono a dedicare al loro mecenate scritti o traduzioni: dialogando con loro Federico dischiuse alle sue conoscenze nuovi territori. Opere fino a quel momento sconosciute ai più, di Aristotele, di Averroè, di Avicenna, attraverso le traduzioni dall'arabo o dal greco ed eseguite da Michele Scoto, da Teodoro e da altri, trovarono di nuovo spazio nel dibattito filosofico del mondo occidentale. Federico rivolse i suoi quesiti a dotti arabi, ebrei e greci ma anche al matematico pisano Leonardo Fibonacci, dal quale egli si recò di persona nel 1226. A completamento del disegno della eclettica personalità, con il suo trattato 'De arte venandi cum avibus' Federico ci ha lasciato una testimonianza di se stesso anche come studioso di scienze naturali. L'opera riprendeva modelli e spunti dalla letteratura precedente sulla caccia, ma l'assunto metodologico di "manifestare ea quae sunt, sicut sunt" e la critica alle forme prescritti dalle autorità tradizionali, fecero si che Federico facesse un salto di qualità, e il suo trattato sulla caccia si trasformasse in uno studio ornitologico di ispirazione scientifica, corredato di illustrazioni, con un’impostazione realistica, Il trattato appartiene ai grandi prodotti scientifici del sec. XIII. Federico fu considerato già nella sua epoca uno scettico, la cui tolleranza derivava dalla concezione relativistica che egli aveva della religione e degli articoli della fede. Non fu comunque un illuminista ante litteram. I suoi precoci rapporti con i Cistercensi, il cui capitolo generale nel 1215 lo accolse nella comunità di preghiera dell'Ordine, i suoi legami, sia pur temporanei, con un circolo di Francescani, la sua venerazione per s. Elisabetta di Turingia, ma anche altri tratti del suo carattere, testimoniano che Federico durante la sua vita si considerò un cristiano conforme ai precetti della Chiesa. Anche se nella sua concezione dell'Impero erano presenti elementi pagani e orientali, egli era convinto che i suoi poteri di sovrano provenissero dal Dio dei cristiani. L’uomo, l’Imperatore, il genio, un sovrano illuminato il cui compleanno è oggetto ogni anno di innumerevoli eventi, dalla poesia, all’arte, alla musica, tutti premi dal titolo rievocativo 'non solo in Puglia, ma anche ad Ancona e all’estero. Questo panorama variegato di iniziative, vede la Sicilia meno presente sul piano delle rievocazioni storiche, culturali e turistiche, a dispetto della vitalità e dell’amore che ancora questo leggendario Imperatore ispira alla gente in Italia e nel mondo, meno attenzione, meno attaccamento. Eppure i luoghi storici sono turisticamente fruibili, come gli street tour in città e nella provincia, richiamano le atmosfere medievali in cui viveva Federico II. Un indotto interessante per la promozione turistica dei territori circostanti. Auspichiamo un maggiore interesse da parte non solo degli operatori turistici, ma anche di quelli culturali, che oggi sono un substrato importante del settore turistico, e che possono dar vita a itinerari tematici e esperenziali.
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Dunque, Federico II di Svevia, Imperatore Re di Sicilia e di Gerusalemme, Re dei Normanni, nacque il 26 dicembre 1194, due giorni dopo che il padre, l'imperatore Enrico VI di Svevia, era stato incoronato a Palermo re di Sicilia, a Jesi, dove la madre, la quarantenne imperatrice Costanza, figlia di Ruggero II di Sicilia, si era fermata per seguire il marito. Il fanciullo Federico riuniva in sé l'eredità di due dinastie che solo nel sec. XI erano salite al vertice della nobiltà europea: gli Svevi, e il casato normanno degli Altavilla, che nel 1130 avevano fondato in Italia meridionale la più giovane monarchia del continente. Grazie ai nonni, l'imperatore Federico I Barbarossa e il re di Sicilia Ruggero II, Federico poteva vantare legami di parentela con famiglie principesche e nobili di tutta Europa. Una favola medievale pareva il suo destino. Ma Enrico VI nel settembre 1197 morì dopo aver sedato una rivolta a Messina, e, il sistema della successione che era riuscito a costruire, non riuscì comunque a scongiurare lo scoppio delle tensioni prodotte dalla sua politica condotta su più fronti. Con il consenso del Papa Innocenzo III, Costanza il 17 maggio 1198 fece incoronare il figlio re di Sicilia. il suo obiettivo politico era unicamente quello della successione in Sicilia. Nelle trattative con Innocenzo III accettò tutte le condizioni imposte in materia di politica ecclesiastica. I documenti erano già stati redatti, ma non ancora consegnati, quando il 27 novembre 1198 Costanza morì. Nonostante il succedersi dei reggenti, Federico ricevette a Palermo un'educazione cavalleresca, che gli trasmise i molteplici stimoli che si agitavano nell'ambiente culturale aperto e cosmopolita della metropoli siciliana, anche se egli (al contrario di quanto afferma una tradizione più tarda) non si poteva muovere liberamente nella città. In momenti critici, il giovane Re mostrò uno spiccato senso del proprio rango e una suscettibile consapevolezza della propria dignità di sovrano. La viva intelligenza, le doti cavalleresche, ma anche l'asprezza del giudizio e la determinazione irremovibile colpirono gli osservatori già in questi primi anni. All'arte, alla letteratura e alla scienza Federico si dedicò con un'intensità e un'apertura mentale che generarono insieme stupore e fascino, anche se la coesistenza, non insolita in quell'età, di proposizioni razionali e di teorie occulte diede luogo già durante la vita di Federico a malintesi e anche a deliberati travisamenti. Federico possedeva il dono di scoprire talenti, di conquistare con i suoi quesiti l'interesse di filosofi, matematici e scienziati e di trasformare la sua sempre intatta sete di sapere, insieme con la sua erudizione che non cessava di stupire, in forza d'attrazione intellettuale. 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