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Sessione di studio su 'I teatri minori in Sicilia. Analisi e proposte per il rilancio' a Villa Malfitano di Palermo

di Giacomo Glaviano - 14 ottobre 2018

La sessione per studiare lo stato dell'arte dei teatri siciliani è stata voluta fortemente dal Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e dall’Assessore per il Turismo, Sport e Spettacolo Sandro Pappalardo

L'assessore Pappalardo ha aperto i lavori mettendo a fuoco un percorso preciso che il governo regionale intende tenere nei confronti delle problematiche teatrali sul territorio siciliano: 'Il sistema teatrale siciliano necessita di un riordino - ha esordito Pappalardo -  come di un rilancio mirato e  condotto su dati certi. Il punto di partenza sono le strutture teatrali distribuite in tutta la Regione Siciliana che hanno diversa natura:  teatri, storici o meno. Il governo ha ascoltato le proposte che vengono dal confronto con il mondo teatrale attivo e operoso. La ricognizione che abbiamo compiuto ha puntato al censimento delle strutture teatrali, dando risultati sorprendenti. Sono stati censiti 308 teatri siciliani dei quali 197 di proprietà pubblica (Comune/Provincia/Regione) e 111 di proprietà privata'.
'Consideriamo -  ha proseguito Pappalardo - questo mondo indispensabile per il rilancio della nostra Regione anche dal punto di vista turistico. La giornata di studio e di confronto è solo un punto di partenza che è servita per mettere a fuoco le iniziative organizzative ed economiche da mettere in campo. A pochi sarà sfuggito lo sforzo economico in finanziaria per sostenere i teatri. Sicuramente è indispensabile fare rete fra i diversi enti così da potere inserire i turisti all'interno di percorsi che prevedano fruizioni di spettacoli, visite di strutture, in un quadro sinergico tra gli operatori del settore'.
Alla giornata di studi, dedicata al rilancio dei teatri minori di Sicilia, hanno partecipato, tra gli altri, cui Filippo Amoroso, presidente dell’associazione Teatri storici di Sicilia, gli attori Vincenzo Pirrotta e Ninni Bruschetta, il direttore del teatro stabile di Catania Orazio Torrisi.

Nel suo intervento il presidente Musumeci è stato molto chiaro nei confronti di coloro che rifiutano l'epiteto di minore, nonostante le difficoltà che si registrano.
'Questo mondo - ha detto il Governatore - così importante per la Sicilia, non può pensare di continuare a vivere soltanto con i finanziamenti pubblici; è auspicabile un maggiore coinvolgimento dei privati negli investimenti e un ruolo più attivo degli enti locali che fino ad oggi hanno svolto un ruolo marginale anche per mancanza di risorse'.
Rivolgendosi ai vertici teatrali ha precisato: 'Io sono un presidente della Regione che quando va a teatro paga il biglietto e non conosce i direttori, nemmeno dello stabile di Catania. Mi sarei aspettato maggiore umiltà da parte dei vertici dei grandi teatri, una volta nominati e non certo vincitori di concorso'. Poi - ha aggiunto: 'Pensano di vivere in un loro mondo, scevri dalla Regione che considerano soltanto come erogatrice di fondi. Mi sarei aspettato che, con garbo istituzionale, si presentassero davanti al presidente della Regione per condividere che tipo di teatro intendano fare. Mettiamoci d’accordo fin dall’inizio se vogliamo procedere per cinque anni: niente supponenza da parte di chi governa, ma neanche da chi si considera èlite culturale'.
Nelle sue conclusioni Musumeci ha ribadito: ''Questa è condizione essenziale altrimenti il mondo dello spettacolo potrà protestare quanto vuole, ma non troverà mai in me interlocuzione. Non accetto atteggiamenti improntati alla presunzione che la politica non debba occuparsi del teatro. Sono convinto che ci voglia meno politica nel teatro e meno teatro nella politica, ma chi governa deve sapere come viene speso il denaro pubblico: non è un mio diritto saperlo ma un mio preciso dovere'.

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Rivolgendosi ai vertici teatrali ha precisato: 'Io sono un presidente della Regione che quando va a teatro paga il biglietto e non conosce i direttori, nemmeno dello stabile di Catania. Mi sarei aspettato maggiore umiltà da parte dei vertici dei grandi teatri, una volta nominati e non certo vincitori di concorso'. Poi - ha aggiunto: 'Pensano di vivere in un loro mondo, scevri dalla Regione che considerano soltanto come erogatrice di fondi. Mi sarei aspettato che, con garbo istituzionale, si presentassero davanti al presidente della Regione per condividere che tipo di teatro intendano fare. Mettiamoci d’accordo fin dall’inizio se vogliamo procedere per cinque anni: niente supponenza da parte di chi governa, ma neanche da chi si considera èlite culturale'.
Nelle sue conclusioni Musumeci ha ribadito: ''Questa è condizione essenziale altrimenti il mondo dello spettacolo potrà protestare quanto vuole, ma non troverà mai in me interlocuzione. Non accetto atteggiamenti improntati alla presunzione che la politica non debba occuparsi del teatro. Sono convinto che ci voglia meno politica nel teatro e meno teatro nella politica, ma chi governa deve sapere come viene speso il denaro pubblico: non è un mio diritto saperlo ma un mio preciso dovere'.

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