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Soprintendenza del Mare e volontari di BCsicilia rivengono la campana di un antico vascello del XVI secolo affondato nelle acque di Agrigento

di Daniele Lo Bosco - 04 giugno 2018

La campana è stata recuperata durante una esplorazione davanti la spiaggia di San Leone

Il team subacqueo era composto da Stefano Vinciguerra, della Soprintendenza del Mare, Luigi Bisulca, della Soprintendenza di Agrigento, e Salvatore Ferrara, dell’Associazione BCsicilia. Fondamentale per la riuscita dell’operazione è stato il supporto logistico della Lega Navale di Agrigento - Porto Empedocle con la presenza di Mimmo Argento.
L’interessante ritrovamento è stato effettuato grazie ad un’ottima visibilità del mare, evento molto raro considerato il fondale fangoso dell’area.La campana è stata individuata a circa 15 metri di profondità, vicino ad uno dei cannoni del vascello del 1500, armato con pezzi da artiglieria, che trasportava zolfo.
Ottenuta telefonicamente l’autorizzazione al recupero, i sub si sono immersi nuovamente e, geoposizionato il reperto, hanno proceduto a video-fotografare le operazioni e a trasportarlo a bordo della barca di appoggio. Il prezioso oggetto rinvenuto è stato successivamente trasferito al Roosevelt, il Centro operativo delle Soprintendenza del Mare, e preso in consegna dall’archeologa Antonella Testa.
Il Soprintendente del Mare  pro tempore Stefano Biondo ha predisposto un immediato intervento di pulitura della campana per verificare se eventualmente è inciso il nome della nave e il periodo, notizie che aprirebbero interessanti scenari nella individuazione dell’antico vascello che giace da circa cinque secoli nei fondali davanti Agrigento.
Per l’archeologo Sebastiano Tusa, Assessore regionale ai Beni Culturali e I. S., e già Soprintendente del Mare: 'Il ritrovamento di oggetti inerenti un relitto è sempre un'emozione e un'occasione per approfondire le caratteristiche dell'imbarcazione e la sua storia. Ma attraverso i reperti che si recuperano sentiamo anche la storia degli uomini che vissero quella tragedia. Trovare la campana di una nave affondata è certamente l'emozione più grande poichè immediatamente giunge alle nostre orecchie il suo suono che avvertiva della tragedia in corso ponendoci sempre più intimamente vicini agli uomini che ne furono vittime'.

Per Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia 'L’interessante rinvenimento, opera della Soprintendenza del Mare e dei sub di BCsicilia nelle acque di Agrigento, dimostra ancora una volta l’importanza della collaborazione tra istituzioni pubbliche e Associazioni di volontariato. Intese che possono raggiungere risultati eccezionali e aprire scenari impensabili nel recupero della grande ricchezza che ospita ancora il mare che circonda l’isola e nella valorizzazione della nostra memoria storica, ponendo la Sicilia come originale modello di condivisione innovativo che può diventare un punto di riferimento per altri paesi rivieraschi'.
L’utilizzo delle campane a bordo delle navi risale ai tempi delle imbarcazioni a vela. Appesa sul castello serviva a battere il tempo, avvisava l’equipaggio del cambio dei turni di guardia, veniva utilizzata come allarme generale o segnalava un incendio a bordo, e a colpi lenti e cadenzati, durante la nebbia, avvertiva della presenza per la nave all’ancora. Nella vita quotidiana a bordo della nave la campana scandiva i vari momenti e le attività: veniva usata per avvertire l’equipaggio del momento dei pasti, dava la sveglia ecc. Con il passare del tempo le campane furono sostituite dai fischi e trombe.

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L’interessante ritrovamento è stato effettuato grazie ad un’ottima visibilità del mare, evento molto raro considerato il fondale fangoso dell’area.La campana è stata individuata a circa 15 metri di profondità, vicino ad uno dei cannoni del vascello del 1500, armato con pezzi da artiglieria, che trasportava zolfo.
Ottenuta telefonicamente l’autorizzazione al recupero, i sub si sono immersi nuovamente e, geoposizionato il reperto, hanno proceduto a video-fotografare le operazioni e a trasportarlo a bordo della barca di appoggio. Il prezioso oggetto rinvenuto è stato successivamente trasferito al Roosevelt, il Centro operativo delle Soprintendenza del Mare, e preso in consegna dall’archeologa Antonella Testa.
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